Ma rischiamo davvero di dire addio a Fiat Panda? Beh, a quanto pare sì; ed è lo stesso Carlo Tavares, amministratore delegato del Gruppo Stellantis a lanciare la bomba. Ma avanziamo per gradi. La Panda, o il Pandino come viene simpaticamente chiamato questo modello, è senza ombra di dubbio (assieme alla 500 dello stesso brand) l’auto Made in Italy più iconica di sempre. Si tratta di un veicolo che oramai conta più di quarant’anni di storia sulle sue spalle e milioni e milioni di unità vendute, vendite che non accennano a fermarsi neanche in questi giorni. Oramai da anni, infatti, Panda risulta essere la prima automobile per vendite nel Bel Paese. La ragione è molto semplice, questa vettura cosa poco ed è un mito, sia per quanto riguarda lo stile (il che è molto soggettivo) che per la sua affidabilità. Ma tutto ciò presto potrebbe cambiare; o meglio, potrebbe letteralmente finire. Ecco perché…
Un futuro senza il Pandino sembra letteralmente impossibile, ma le nuove imposizioni mettono il modello in serio pericolo
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Oltre quarant’anni di storia in cui Fiat Panda è riuscita addirittura a superare la propria “semplice” natura di automobile. Per farla breve, gli Italiani non vedono questa vettura come un semplice mezzo di trasporto, ma più che altro come un vero e proprio simbolo della cultura e del costume tricolore. In fin dei conti tutti hanno guidato un Pandino, o comunque lo faranno. Ma a quanto pare, fare troppi progetti futuri riguardo a questa automobile potrebbe essere rischioso.
Sulla superutilitaria torinese, infatti, grava un’ombra quasi disastrosa, anzi proprio tragica. Stiamo parlando dell’evoluzione dell’automobilismo, e no, questa volta l’elettrico non c’entra nulla, che pare stia minacciando seriamente il modello più amato dai motorizzati del Bel Paese.
Si tratta del famigerato Euro 7, ovvero il nuovo pacchetto di regolamentazioni europee che riguarda appunto mobilità e veicoli. Il concetto, ovviamente, è quello di ridurre al minimo le emissioni dei motori termici; un cammino che pian piano vuole portare, si prevede nel 2035, alla completa transizione ad una mobilità a zero emissioni. Ma questo cambiamento, inspiegabile tra l’altro, rischia di stravolgere l’intero settore dell’automotive, e le cose non sembrano essere destinate ad andare per il meglio.
Infatti queste nuove regole, le quali dovrebbero entrare in vigore per i mezzi di nuova immatricolazione dal 1° luglio 2025 per le auto e i furgoni e dal 1° luglio 2027 per i mezzi pesanti, porterebbero, o meglio porteranno, ad un ulteriore aumento dei costi sia di produzione che, di conseguenza, di mercato. Uno scenario poco gradito, soprattutto ora che l’automobilismo (italiano e non) naviga in cattivissime acque.
A parlare è proprio l’Ad di Stellantis Carlo Tavares il quale, senza utilizzare mezzi termini, ha detto: “Il nuovo regolamento mette in pericolo la Panda, che fa parte della storia dell’Italia e del suo modo di vivere”. I presupposti per un addio doloroso, anzi dolorosissimo ci sono tutti. Stellantis a riguardo sembra puntare il dito anche contro il Governo, reo di non sostenere a dovere la produzione italiana. Ma in un groviglio di tali dimensioni gli automobilisti vogliono sapere soltanto una cosa: dobbiamo veramente prepararci a dire addio a Fiat Panda?
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Le nuove norme sulle emissioni potrebbero portare ad un’evoluzione veramente sofferta. Sarà addio per Fiat Panda?
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“Se si continua a sostenere regolamenti che portano a un aumento dei costi – continua Tavares nella sua dichiarazione -, allora questi regolamenti uccideranno la Panda e questo non è nel miglior interesse dell’Italia”. Quello dell’amministratore portoghese è un vero e proprio “j’accuse” nei confronti dell’Italia per le decisioni riguardo alla messe in opera del programma Euro 7.
Programma che, come già anticipato, porterebbe ad un forte aumento dei costi di acquisto delle vetture, di tutte le vetture, anche le (poche) più economiche del momento. Inoltre, un inasprimento tale delle omologazioni appare letteralmente senza senso, e Tavares su questo continua a far girare il dito nella piaga. Insomma, se si è deciso che nel 2035 tutte le vetture dovranno diventare elettriche, quale senso ha emettere delle nuovi leggi della durata di pochi anni?
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Non si può che essere pessimisti di fronte ad un tale scenario. Scenario che mette a rischio anche la volontà di Stellantis nel riportare l’Italia a produrre almeno un milione di veicoli all’anno tra automobili e mezzi commerciali leggeri; un progetto ambizioso certamente, ma che potrebbe risollevare le sorti di un settore senza ombra di dubbio acciaccato da varie crisi e scelte passate molto discutibili.
“L’obiettivo è raggiungibile – ha commentato Tavares -, è il nostro impegno. Tuttavia, lo Stato deve impegnarsi a garantire l’accessibilità delle auto e a non sostenere regolamenti come l’Euro 7. Se si restringono le possibilità di uso delle auto e la loro accessibilità, allora noi non possiamo sostenere il nostro obiettivo. Se non si proteggono prodotti iconici come la Panda – conclude infine Tavares -, allora non ci si può chiedere di produrre un milione di veicoli”.