Iginio Massari ovvero quando il cibo diventa lusso? Nelle ultime settimane si è parte una forte polemica contro il noto maestro pasticcere che ha messo in vendita le frappe, dolce tipico del Carnevale, a 100 euro al chilo. Ecco perché.
Iginio Massari, scoppia una nuova Polemica
È tempo di festeggiare il Carnevale, un periodo molto sentito in Italia e ovviamente collegato a dolci tipici della tradizione nostrana. Del resto non è il nostro il paese con la migliore tradizione culinaria del mondo? Oltre alle castagnole, le regine di questo periodo dell’anno sono le frappe – chiamate anche chiacchiere, bugie, lattughe o cenci – ricoperte di zucchero a velo o cioccolato, fritte o al forno. Insomma per tutti i gusti. E proprio a causa delle frappe, Iginio Massari è finito al centro delle polemiche. Lui è uno dei maestri pasticceri più famosi di Italia e a livello internazionale e possiede store a Milano, Roma, Torino, Verona, Firenze e Brescia, e proprio nei suoi negozi è possibile acquistare il dolce tipico del Carnevale ad un prezzo decisamente alto, tanto alto da indignare l’opinione pubblica. Ecco tutti i dettagli.
Iginio Massari e le critiche per le frappe vendute a 100 euro al kg
Le frappe del maestro Iginio Massari vengono vendute nei suoi store in tutta Italia a 100 euro al chilo, un prezzo enorme che ha fatto immediatamente scoppiare la polemica. Ma aspettare, c’è una ragione per questa cifra altissima. Il prezzo di mercato del dolce tipico del Carnevale italiano, infatti, ha subito dei rincari surreali arrivando a costare anche 60 euro al chilo nelle pasticcerie di ogni città e fino a 6 euro per le frappe industriali. Dunque, volendo Massari puntare sul marketing che lega il suo straordinario talento da pasticcere e la qualità dei suoi prodotti prima ad un mercato che strizza l’occhio al lusso, è abbastanza naturale che il prezzo dei suoi prodotti sia maggiorato e quando si parte da una base molto alta, si rischia di arrivare a cifre davvero surreali. Nonostante le polemiche, Massari le sue frappe le sta vendendo eccome: del resto la qualità in tavola si paga.