Ci troviamo di fronte a una nuova era del digitale, e non solo, dove l’intelligenza artificiale rivoluziona il mondo del design, ma al tempo stesso solleva grandi (e gravi) punti interrogativi e dubbi cruciali sulla questione dei diritti d’autore. Da qui la necessità di pensare a una regolamentazione che tenga conto anche dei rischi di questa innovazione tecnologica. Per questa ragione, il direttore responsabile di Pianetadesign.it, ha deciso di analizzare le implicazioni dell’AI, e soprattutto di proporre nuove soluzioni per un suo uso etico e più equilibrato.
Un cambiamento senza regole è rischioso? I lati negativi dell’Ai tra tematiche etiche e legali
Il settore dell’editoria e quello del design, dunque, hanno attraversato un cambiamento significativo, e quasi istantaneo, dovuto all’innovazione portata dagli strumenti dell’intelligenza artificiale. Con immagini e contenuti creati sul momento e in modo completamente autonomo, questi nuovi sistemi sono in grado di produrre opere di alta qualità in tempi estremamente ridotti; e allo stesso tempo, durante il processo di creazione, non necessitano dell’intervento umano. Ma le innovazioni, e soprattutto quelle più fulminee, possono portare anche alcuni risvolti negativi, o comunque sconosciuti. E in questo caso la grande questione sull’Ai riguarda sicuramente le tematiche etiche e legali, le quali richiedono una riflessione approfondita.
A questo proposito, secondo Massimo Grimaldi, Direttore Responsabile di Pianetadesign.it:
E’ essenziale comprendere le implicazioni di queste tecnologia. Nella nostra rivista Visioni, ormai punto di riferimento autorevole nel mondo del design italiano abbiamo ospitato il parere dell’avvocato Fabio Pepe, che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Salerno.
Il grande “dubbio” sull’intelligenza artificiale è che, questa innovativa tecnologia, raccogliendo e analizzando in maniera indiscriminata un’immensa quantità di dati presenti sul web, inclusi anche contenuti protetti da copyright, rischi di violare i diritti di autori e designer già esistenti.
E così, in assenza di una regolamentazione studiata ad hoc per questo problema, la legittimità dell’uso di strumenti AI per replicare lo stile di prodotti di grandi aziende continua a rimenere un tema complesso e controverso. In poche parole, l’utilizzo di opere protette per addestrare i software può portare a una violazione dei diritti di autore ma anche dei brevetti industriali; visto che in Italia le opere beneficiano di questa doppia tutela, con un’estensione temporale che può arrivare fino a settant’anni dopo la morte dell’autore. Un punto che rende ancora più urgente la questione della protezione delle opere utilizzate dall’intelligenza artificiale.
Senza un intervento normativo adeguato, rischiamo di ritrovarci in una “zona grigia”, come la definisce Grimaldi, dove le violazioni della proprietà intellettuale diventano comuni.
Le attuali leggi sul diritto d’autore e sulla concorrenza sleale non sono sufficienti per affrontare le sfide poste dalla rapida evoluzione tecnologica. È necessario un quadro normativo chiaro che regoli l’uso delle Ai generative, proteggendo i diritti degli autori e garantendo un uso etico di queste tecnologie.
Rendere più giusta l’intelligenza artificiale, ecco le possibili soluzioni…
Una delle possibili soluzioni, forse quella che appare al momento più efficace, potrebbe arrivare sempre dall’evoluzione tecnologica, con lo sviluppo di innovativi strumenti tecnici che riescano a impedire l’uso non autorizzato delle opere protette. Comunque sia, risulta sempre fondamentale promuovere una consapevolezza maggiore e una gestione autonoma nelle creazioni intellettuali nel mondo dell’Internet. A questo potrebbero essere unite anche delle nuove tecniche di tracciamento e un’accessibilità controllata, così da monitorare l’utilizzo delle proprie opere, garantendo al tempo stesso il rispetto dei diritti d’autore.
In breve, è vero che l’Ai offre nuove e grandi opportunità, ma è anche vero che a questa innovazione occorre rispondere con delle moderne regolamentazioni capaci di proteggere i diritti degli autori. E l’attuale, e si spera momentanea, assenza di queste regolamentazioni, deve essere affrontata non solo con urgenza ma anche con criterio, così da evitare contenziosi e di garantire un utilizzo corretto di questi sistemi generativi. Perché solamente in questo modo è possibile sfruttare al meglio il vero potenziale dell’intelligenza artificiale, senza compromettere i diritti dei creativi e dei designer.