Si chiama Eames Plastic Chair, il nome non vi dice niente? Eppure siamo certi che appena la vedrete resterete a bocca aperta. Molti di voi ne avranno una uguale in casa, magari in cucina o nello studio, in camera da letto o in quella dei ragazzi. Effettivamente il design di questa seduta si adatta davvero a tutti gli ambienti, così accattivante, così unico da renderlo un oggetto iconico. E’ il look quindi ad aver garantito a Eames Plastic Chair il primato di seduta più imitata di sempre? Non solo. Andiamo con ordine…
Nella storia di Eames Plastic Chair è possibile rintracciare la risposta alla nostra domanda: “Perché è la sedia più imitata del globo?”
Questo progetto nasce nel 1948 da un’idea: “Ottenere il massimo e il meglio per il maggior numero di persone al minimo costo”.
A confermare l’assunto di una sedia “democratica” alla base del progetto dei due designer Charles e Ray Eames, è sicuramente la scelta del materiale. Dopo tanti anni di studi approfonditi infatti, i due coniugi riescono finalmente a immettere sul mercato la prima seduta in plastica della storia. In realtà il prototipo era in alluminio ma il suo costo non garantiva la serialità, è per questo che si pensò alla resina in poliestere rinforzata da fibre di vetro.
Ora… immaginate di proporre sul mercato un materiale mai utilizzato prima per i mobili di casa, un design moderno e innovativo e un costo ridotto, avrete chiara la portata rivoluzionaria di Eames Plastic Chair e del perché questa sedia si sia guadagnata il primato di più imitata della storia.
Dopo il 1949 la Eames Plastic Chair viene commercializzata in America, nel 1957 Vitra firma un accordo di licenza con Herman Miller e inizia a produrre per l’Europa e il Medio Oriente. E’ nel 1999 però che il noto brand di design svizzero, dopo un’attenta ricerca dei materiali, decide di trasformare la scocca usando polipropilene (termoplastico e riciclabile). La proficua collaborazione tra gli Eames e Vitra va avanti per anni e arriva fino ai giorni nostri, ma non sono sempre stati tempi facili. Molti hanno provato ad imitare il progetto e le regole sul copyright erano meno restrittive in passato. La cosa che però sembra aver favorito di più gli spregiudicati tentativi di imitazione, è il fatto che le intenzioni delle origini, alla luce dell’attuale prezzo di listino, non siano state affatto rispettate.
Quando un oggetto seriale entra nell’immaginario collettivo ha senso parlare ancora di copie?
Quando un prodotto diventa iconico ed entra nell’immaginario comune è sempre difficile stabilire a chi appartenga davvero. Quando comprate un tubino nero di Zara, pensate di indossare un fake? Credo di No. Eppure è stata Chanel la prima stilista a lanciare la moda del tubino nero, tubino nero poi ripreso da Givenchy e trasformato in un oggetto senza tempo grazie al film Colazione da Tiffany. Da quel momento in poi il tubino nero è diventato proprietà della collettività, la stessa cosa è accaduta a questa seduta, entrata a suo tempo nelle case di tutti gli italiani e dunque anche nel loro immaginario.
Siamo arrivati al momento tanto atteso, guardatela bene negli occhi e diteci se la riconoscete…
Sì è proprio lei, voi l’avete comprata in quel market super economico di arredamento casa senza neppure sapere di aver acquistato un’imitazione. Certo il costo era minore ma anche i materiali più scarsi, se la guardate bene le differenze sono molte ma nonostante ciò, Vitra, nella home del suo sito, ci tiene a rimarcare: “l’originale!”. Come se non bastasse produrla e averne il brevetto.
La risposta è che forse davvero non basta, il design di Charles e Ray Eames è ormai un grande patrimonio di tutti. E speriamo che, letta tutta la storia, sappiate finalmente apprezzarlo!