Le moto e le sue Star italiane. Quello del Motociclismo, qui in Italia, non è un mondo vissuto solamente e banalmente (oserei dire) come un sport. Qui nel Bel Paese, infatti, dalle storiche e tradizionali piste dove sfrecciano le “lisce” due ruote sono nati non solamente miti agonistici, ma anche e soprattutto figure cardine e identitarie di una precisa cultura romantica e passionale com’è la nostra. Dai fumi emessi dagli scarichi e dai rombi assordanti, infatti, sono venuti fuori delle vere e proprie star; personaggi che, nel bene e nel male, tra il serio e il faceto, sono riusciti a segnare indelebilmente numerosi percorsi storici vissuti nello Stivale dal dopo guerra in poi.
Eclatanti vittorie e conquiste, scottanti perdite, principi della cronaca rosa e fantasmi della cronaca finanziaria, destini sorridenti ed altri inaspettatamente tragici; insomma, la vita e la carriera dei motociclisti italiani sono state segnate da tutto ciò, fattori che li hanno resi indimenticabili, amati e (a volte) venerati. La moto è amore, passione e tradizione, ed ecco una lista dei piloti che hanno fatto la storia, le 5 Star del Motociclismo Italiano!
Le 5 Star del Motociclismo Italiano
Una sorta di monte Rushmore (più uno) del motociclismo italiano, ecco le cinque personalità più eclettiche, riconosciute, amate ed iconiche di tutta la storia di questo sport. Si va dal secondo dopo guerra fino ad arrivare ai giorni nostri. Nomi, storie e leggende italiane, ecco chi sono…
Umberto Masetti, la prima star
Nato il il 4 maggio 1926 a Borgo delle Rose (FC), Umberto Masetti è riconosciuto come la prima vera stare del motociclismo italiano. Dopo un breve periodo passato a gareggiare trai i dilettanti, Umberto nel ’49 esordisce da professionista alla guida di una Morini 125. Solo un anno più tardi egli riesce a salire sul “tetto del mondo”, diventando il primo italiano a vincere il mondiale nella 500. Infatti nel 1950, a soli 24 anni e grazie alle vittorie in due Gran Premi (in Belgio ed in Olanda) e ai 28 punti conquistati in classifica generale, solo un in più del secondo classificato, il britannico Geoff Duke, Masetti si laureò campione del mondo.
Inizia così la vita da divo sportivo per il giovane Umberto, al quale, durante tutto il corso della sua carriera, vennero affibbiati numerosi nomignoli; da “Scarciole”, per la sua secchezza, a “Il Ragioniere”, per i metodi ingegnosi con i quali affrontava le gare; e ancora da “Il Piccolo Diavolo”, perché piccolo, magro, vestito sempre con una tuta nera, a “Il Duca di Parma” in contrapposizione del suo rivale britannico Geoff Duke, chiamato “il Duca di Ferro”.
Una carriera che poi ha presentato piccole soddisfazioni mischiate con qualche delusione, in una vita che mai gli è stata del tutto sorridente. Allora il motociclismo non assicurava certo una vita agiata; la paga era quella di un operaio e Masetti, dopo una breve emigrazione in Cile, fu costretto a trovare lavoro in una stazione di servizio nei presi di Maranello. Soltanto nel 1997 riuscì a rientrare nel suo mondo di appartenenza in qualità di dirigente della Aprilia.
In tutto, la carriera del primo divo del motociclismo italiano conta ben 2 mondiali vinti e 23 podi guadagnati. Egli morì nella notte tra domenica 28 e lunedì 29 maggio 2006 a causa di complicazioni all’apparato respiratorio all’età di 80 anni.
Giacomo Agostini, il più titolato
Classe 1942, nato in quel di Brescia, Giacomo Agostini, conosciuto anche come Ago e Mino, grazie ai suoi 15 campionati mondiali conquistati è conosciuto per essere il pilota più titolato nella storia del motomondiale.
La fortunata carriera di Agostini ha inizio 18 luglio 1961, data della sua prima gara ufficiale alla quale prese parte con la sua storica “Settebello”; da lì iniziarono, a causa di uno sfortunato episodio e tentativo di manomissione alla moto del giovane bresciano, presero il via i primi contatti con la scuderia Morini. E nel 1962, dopo aver firmato il suo primo contratto, ebbe inizio la carriera professionistica di Giacomo. Le sue premature ed eclatanti vittorie, e dopo l’abbandono di Tarquinio Provini, portarono la scuderia a fare di Ago il pilota principale della Morini.
Dopo praticamente un solo anno di attività, a causa delle scarse disponibilità economiche della Morini, avviene il passaggio alla scuderia MV Augusta. La collaborazione tra il giovane pilota e la sua nuova “casa” fu molto fruttuosa, e nel solo quinquennio sportivo dal 1968 al 1972, anche a causa di mancanza di temibili avversari, collezionarono una serie impressionante di vittorie che fruttarono 10 titoli mondiali piloti e 10 titoli mondiali costruttori, nelle classi “350” e “500”; vittorie alle quali seguirono altri clamorose conquiste. Risale al 1971 invece, dietro un’offerta definita di stipendio “principesca”, il passaggio di Agostini alla nipponica Yamaha.
In toto la carriera di Ago, conclusa nel 1977, conta 15 mondiali da trionfatore, 123 gare vinte e 162 podi. Dopo il ritiro per Agostini si è aperta una breve parentese automobilistica e, successivamente, un percorso da dirigente sportivo.
Il suo nome a cavallo degli anni ’60/’70 è diventato molto conosciuto e chiacchierato, egli infatti divenne così un personaggio anche in campi diversi da quello motociclistico. Molto seguita dai magazines “rosa” fu la sua attività di latin lover, inoltre egli prese parte a numerosi fotoromanzi e film e fece da testimonial per importanti aziende.
Max Biaggi, il “corsaro” delle due ruote
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Romano, classe ’71; Max si avvicina al mondo delle due ruote appena diciottenne per arrivare poi ad essere riconosciuto in tutto il mondo come uno dei motociclisti più vincenti della propria generazione.
La sua carriera professionistica inizia quando il marchio veneto Aprilia nota il giovane ragazzo ingaggiandolo senza troppi indugi. E già nel 1991 il piccolo Max si incorona campione europeo (classe 250). Nel 1994, tornato a vestire la casacca Aprilia dopo un brevissima parentesi Honda, Biaggi diventa per la prima volta campione del mondo; dando vita così ad una serie di annate super fortunate per sé e per la propria scuderia.
Al 1997 risale il secondo divorzio con l’Aprilia e il conseguente ritorno in Honda. Il nuovo matrimonio con la casa nipponica, però, non risulta essere troppo promiscuo alla voce trofei e nel ’99 Biaggi passa alla Yamaha; per poi, solamente quattro anni più tardi, ritornare per una terza volta in Honda. Famosa è chiacchierata è la sua seconda parte di carriera, caratterizzata dalla rivalità con un giovane e promettente pilota italiano che risponde al nome di Valentino Rossi.
La carriera di Biaggi è costellata da 4 mondiali (classe 250) vinti, 42 gare vinte e 111 podi totali. Oggi, ormai ritirato, svolge il ruolo di dirigente sportivo all’interno della scuderia Max Racing Team, da lui fondata e di sua proprietà.
Valentino Rossi, la star più grande
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Probabilmente il pilota motociclistico più conosciuto al mondo e uno dei più vincenti della storia; “Il Dottore”, così soprannominato dai suoi fan, i nasce ad Urbino nel 1979 e inizia a muovere i primi passi in questo settore da giovanissimo, all’età di 9 anni (prima con i go-kart e poi con le minimoto).
Nel corso della sua lunga carriera Valentino Rossi è riuscito a conquistare ben 9 mondiali, con 115 gare vinte e 235 podi ottenuti. Honda, Yamaha, Ducati e il ritorno in Yamaha, questi sono stati i porti toccati da quello che è riuscito a diventare una figura cardine dell’intera cultura italiana del nuovo millennio, non solo sportiva.
Non solo vittorie e crisi nella meravigliosa carriera di questo stupendo motociclista; i suoi anni passati sulla sella della moto, infatti, sono stati caratterizzati da numerose e famose rivalità agonistiche. Da quelle di inizio carriera, che hanno aiutato anche ha riportare gli occhi del grande pubblico sul motomondiale, in cui Rossi sull’asfalto delle piste si sfidava con i conterranei Max Biaggi, Loris Capirossi e lo spagnolo Sete Gibernau; a quelle degli ultimi anni con i dissidi avuti nei confronti dell’australiano Casey Stoner e quelli con il duo spagnolo Jorge Lorenzo e Marc Márquez.
La grandissima popolarità di Valentino Rossi è dovuta ad un grandissimo numero di fattori; dalla sua bravura sulle piste e il suo carattere scherzoso, schietto e alla mano, fino ad arrivare alle controversie dovuto al caso dei mancati pagamenti di tasse. Una vita diventata iconica e che non smette di esserlo nemmeno dopo il ritiro dalle gare.
Marco Simoncelli, l’addio più doloroso
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Arriviamo all’ultimo nome della nostra lista, quello che ci riporta alla mente un ricordo troppo doloroso per essere dimenticato. Marco Simoncelli, conosciuto anche con il nomignolo di Sic, si avvicina al mondo del motociclismo alla tenera età di 7 anni, iniziando a gareggiare nella categoria minimoto.
Da lì prende il via una velocissima ascesa che fa pensare alla nascita di quella che probabilmente diverrà una delle stelle più luminose di questo sport. Nel 2002 si laurea campione europeo 125 e, sempre nello stesso anno, debutta al motomondiale della medesima categoria. Tre anni più tardi passa alla classe 250; i primi anni non sono molto fruttuosi in termini di risultati ma Simoncelli, piano piano, riesce a riprendersi e nel 2008 vive uno dei suoi anni sportivi migliori riuscendo addirittura a laurearsi campione del mondo; e nel 2010 “salta” in MotoGP.
Una carriera entusiasmante quanto breve, fatta di 151 gare disputate, 14 gare vinte e 31 podi totali. Il Sic, infatti, trova tragicamente la morte in pista; durante lo svolgimento delle prime fasi del Gran Premio della Malesia, il 23 ottobre 2011. Si è spento così, all’età di soli 24 anni, una delle più promettenti star del motociclismo italiano.