Marcello Gandini, torinese di nascita (come l’automobilismo italiano del resto), classe 1938, professione: designer. Designer sì, ma non uno qualsiasi… Gandini, infatti, si è rivelato essere un vero artista in grado di segnare profondamente il corso estetico (e non solo) di un intero settore; ovvero quello delle quattro ruote. In poche parole, stiamo parlando del padre naturale ed effettivo delle supercar moderne; un artista che è riuscito a modellare secondo le proprie volontà e il proprio estro le carrozzerie firmate dalle più alte aziende automobilistiche, portando a lavoro finito una vettura-gioiello destinata ad essere ricordata per sempre dagli appassionati. Ed è stato sempre così, durante tutto il corso della sua lunghissima carriera da designer freelance, tutto si è svolto esattamente in questo modo. Il risultato non è mai cambiato; chiami Marcello Gandini e lui ti porta un’opera d’arte dotata di pneumatici, motore e sedili.
E noi oggi siamo qui proprio per scoprire quali sono le migliori realizzazioni di questo genio italiano che ha deciso di prestare il proprio ingegno alla missione automobilistica; migliorando così estetica e valore di centinaia di veicoli. Gandini in pratica è stato uno dei fautori della grande crescita del settore dell’Automotive a cavallo tra gli anni ’60 e il 1990, egli ha contribuito attivamente con i propri disegni, bozzetti e concept dall’animo stravagante, futuristico e ingegnoso, com’è egli stesso d’altronde. Ecco, quindi, 3 iconici modelli disegnati da questo genio italiano dell’automobilismo…
Marcello Gandini, professione: Designer. Il lavoro del padre delle supercar sintetizzato in 3 modelli
Dovessimo fare la lista di tutte le creazioni su quattro ruote disegnate e realizzate da questo artista torinese, di certo non basterebbe un solo articolo. Dovremmo per lo meno dare vita ad una raccolta, oppure ad una sorta di collana. Un pezzo per ogni modello nato dalla matita di Gandini, solamente in questo modo potremmo riuscire a dare a Cesar quel che è di Cesare; e cioè a raccontare per bene, e utilizzando il rispetto e la devozione meritevole, il lavoro di questo designer e la sua importanza capitale all’interno di una specifica storia contemporanea. Una storia fatta appunto di pezzi di lamiere, motori e penumatici; ma anche di colori, di tessuti e di linee estetiche.
La professione intrapresa da Marcello Gandini, infatti, altro non è che una di quelle rarità professionistiche che ambiscono alla perfezione. Una perfezione “personale” (cioè del lavoro stesso) e produttiva. Stiamo parlando di un lavoro che riesce ben ad unire in un matrimonio perfetto e senza alcun tipo di crepa il più alto lato artistico con quello operistico e fisico della fabbrica e dei centri di assemblaggio dei veicoli. Le due realtà più importanti del mondo del lavoro, così (apparentemente) opposte fra loro, qui diventano una cosa sola, unica e indissolubile. E sole, uniche e indissolubili sono anche e vetture ideate dallo stesso Gandini.
Dalla Lamborghini alla Bertone, dalla Fiat alla Jaguar, dalla Renault all’Alfa Romeo e alla Lancia; molti sono i porti in cui il designer è sbarcato durante tutto il corso della propria carriera, e molti sono i figli lasciati in ogni porto… Miura, Espada, Urraco, Montreal, Stratos, X1/9, GT4, e tante altre ancora. Noi oggi, tra le righe d questo articolo, abbiamo deciso di mostrarvi tre tra i modelli più iconici nati dalla mente del grande Marcello Gandini. Tenetevi forte perché qui si corre veloce eh!
Lamborghini Countach, il toro più iconico di sempre ha preso vita dall’ingegno di Gandini
Stiamo parlando forse del toro più riconosciuto e riconoscibile dell’intera storia Lamborghini. Un modello, ovviamente di stampo sportivo, che si va a posizionare a metà fra la precedente Miura (in produzione dal 1966 fino al 1973) e la successiva Diablo (la quale è andata in produzione negli stabilimenti di Sant’Agata bolognese dal 1990 al 2001). Tutti progetti figli di Gandini tra l’altro…
La Lamborghini Countach, invece, a proposito di annate, ha visto la propria produzione prolungarsi dal 1971 fino ad arrivare alle soglie degli anni ’90. Un ventennio, quasi, caratterizzato da un grandissimo successo commerciale e sociale, soprattutto. Di questo modello hanno visto la luce ben 2.049 esemplari, vetture entrate in uno specifico immaginario automobilistico che è riuscito a marcare due decenni dell’Automotive; auto, inoltre, che hanno contribuito a non far fallire questa mitica azienda dopo che la stessa venne venne dichiarata insolvente nel 1980, impostando nel mondo intero un codificato stile di concezione dei veicoli sportivi, con la “classica” forma a cuneo.
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Ed è proprio l’estetica ad aver reso indimenticabile la Countach. Questa sua forma inconfondibile, bassa, anzi bassissima, lunga, spigolosa e dall’aspetto aggressivo e furioso. Il tutto era poi suggellato dalle peculiari portiere che, incernierate sul davanti, si aprivano ruotando verso l’alto (elemento ripreso dall’Alfa Romeo 33 Carabo, disegnata sempre da Gandini) e dagli indimenticabili gruppi ottici frontali a scomparsa. Una livrea che ha fatto storia e che non ha alcuna intenzione di essere dimenticata. Ma poi voi ci avete fatto caso? La Lamborghini Countach non invecchia mai!
Fiat X1/9, l’ultima torinese dal carattere e dal design ambizioso
Stiamo parlando molto probabilmente dell’ultimo modello a quattro ruote targato Fiat che presentava ancora una spiccata volontà di fama e riconoscenza (propria). L’ultimo ambizioso progetto dell’iconica azienda torinese; una vettura che certamente presenta alcuni punti deboli, ma che ha dalla sua una visione estetica quasi rivoluzionaria. Visione che ha preso vita, per l’appunto, dalle idee di Marcello Gandini.
La mitica Fiat X1/9, modello prodotto dalla torinese dal 1972 al 1989, è stata una vettura di tipo “targa” a motore centrale che ha saputo ravvivare, in un certo senso, una nuova stagione automobilistica italiana e non solo, riuscendo a varcare i confini del Paese e riscuotendo un discreto successo anche all’estero. Il progetto nasce da una futuristica concept creata dallo stesso designer nel 1969; stiamo parlando della Autobianchi A112 Bertone Runabout, una barchetta dalle linee tese e dotata di un vistoso e caratteristico roll bar. Una realizzazione alquanto futuristica che poi è servita come base per il disegno di altre successive vetture di serie.
Ritornando al modello Fiat qui raffigurato, la X1/9 prese vita a Torino con il difficile compito di sostituire l’ormai datata 850 Spider; compito che la nuova sportiva assolse con effettivo successo. I prototipi realizzato in questi diciassette anni di produzione furono circa 170.000 (di certo non pochi…), e il modello in questione, anche dopo la fine della propria vita produttiva, entrò facilmente nelle menti e nei ricordi di tutti gli appassionati e gli automobilisti. La prossima due posti Fiat, inoltre, apparse sul mercato solamente nel 1994, un assenza di pochi anni ma che ha aiutato nell’amplificazione del ricordo nostalgico della X1/9.
Lancia Stratos Zero, rivoluzione a dir poco. Il vero futurismo su quattro ruote
E chiudiamo con quello che probabilmente è il veicolo più straordinario mai concepito da una mente umana, quella di Gandini. Una concept che ha fatto sognare migliaia e migliaia di automobilisti e che ha creato un vero e proprio mito attorno a sé. Un’estetica che è vera rivoluzione, anzi qualcosa di più; da questo modello si capisce il motivo per il quale il designer italiano di nascita torinese sia concepito come il vero padre delle supercar moderne. Insomma, basta dare un rapido sguardo a questo veicolo per capire la qualità del lavoro, del tratto e dell’immaginazione di Marcello. Tutto, infatti, è contenuto in questa meravigliosa ed eccitante Lancia Stratos Zero!
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Stratos Zero è stata presentata nel 1970 al Salone di Torino; e fin da quel momento ha fatto capire di quale pasta era fatta. Stiamo parlando, infatti, di una vettura futurista e anticipatrice di molti dei dettagli che vanno a comporre i veicoli contemporanei (e non solo quelli ultra sportivi). Questo concept, per esempio, presenta uno dei primi esempi di firma luminosa orizzontale visto nel mondo dell’auto; questo funziona con lampadine da 55W, in partica la striscia luminosa (attualmente tanto in voga) integra dieci piccole lampadine nel frontale affilato e 84 nella zona posteriore. Un’altra caratteristica che contraddistingue l’auto in questione è l’assenza totale di porte. Qui troviamo un solo modo per accedere all’abitacolo, ovvero quello di ribaltare il parabrezza apribile e calarsi letteralmente negli interni. Una volta entrati ci troviamo in un ambiente ristretto e rivestito completamente di pelle; inusuale è la posizione di guida, quasi del tutto sdraiata.