Ma davvero il futuro è già qui? Sembra una frase fatta, una delle tante, eppure, guardando la Renault Emblème, risuona più vera che mai. Stiamo parlando di una concept car, è vero, e quindi di un prototipo ancora lontano da realizzarsi completamente e scendere in strada, ma se le premesse sono queste… Ci troviamo di fronte a una rivoluzione nel mondo dell’automotive, che serve anche come dimostrazione dell’effetiva voglia di rinascita, in questi tempi bui di crisi economica e produttiva (e non solo), che prova questo settore. Una visione di futuro molto personale e di design, che però strizza l’occhio anche al passato, tornando a un segmento premium classico e tradizionale, abbandonando quindi il grandi e ingombranti Suv, e pure all’elettrificazione del motore, ma questa volta in modo alternativo. Insomma, ecco la soluzione (o visione) futurista della losanga…
Sarà davvero così? Renault Emblème spalanca le porte del futuro, ma…
Lo abbiamo ripetuto spesso, e stiamo per farlo ancora una volta. E, vi avvertiamo, questa non sarà nemmeno l’ultima. Forse ci sentiamo in dovere perché parliamo, o scriviamo, quotidianamente (o quasi) di automobili, e quindi ci troviamo in qualche modo a contatto costante con questo mondo, o forse solamente perché vediamo un settore importante, che fino a pochi anni fa era senza dubbio fondamntale per l’Italia, sgretolarsi sempre più rischiando così il crack definitivo.
Insomma, l’automotive è in crisi, lo è già da un anno e messo in realtà, o forse ancora di più, ma nessuno ha fatto o detto nulla fin quando, poche settimane fa, è arrivata una sorta di grido di allarme da parte di Volkswagen, il colosso automobilistico più importante e grande del Vecchio continente. Ma cosa sta succedendo? Beh, a dire il vero le cause sono diverse, e allo stesso tempo hanno diverse ramificazioni. Noi non vogliamo di certo perdere tempo, almeno in questa sede, parlando di politica, transazione energetica e mercato, e continunare così a creare allarmismo (reale ed effettivo) su questa situazione. C’è bisogno di vedere una luce in fondo al tunnel, e forse l’abbiamo trovata.
Sì, stiamo parlando proprio di Renault Emblème, una macchina – che ancora non è effettivamente una macchina – che potrebbe rappresentare in qualche modo una sorta di speranza per il settore. Insomma, in questo periodo “no”, ecco che uno dei più grandi produttori europei, sui cui da giorni girano voci di una possibile fusione con Stellantis (il colosso guidato da John Elkann e Carlos Tavares, nato dalla fusione dell’ex Fiat Fca e i francesi della Peugeot Psa), pensa a progettare un veicolo con l’idea di dare vita a un futuro diverso, e sicuramente migliore per il mondo delle quattro ruote, e non solo.
Non un Suv, come abbiamo sottolineato in precedeza, ma piuttosto una berlina dall’aspetto ultra moderno, con una coda che potrebbe rimandare alla mente un’idea di wagon, e con delle linee nette e tese, ma allo stesso tempo morbide e stilosissime. L’auto in questione, secondo quando dichiarato dalla casa di Boulogne-Billancourt, sarà esposta sullo stand Renault al Salone dell’Auto di Parigi, in programma dal 14 al 20 ottobre, e ha come sfida principale quella di arrivare una volta per tutte a un’ottimizzazione della decarbonizzazione del veicolo per l’intero ciclo di vita.
Si tratta, dunque, di un secondo capitolo in questo senso per Renault, dopo concept-car Scenic Vision H2-Tech nel 2022, ma con delle visioni che, questa volta, vanno oltre: emettere il 90% in meno di gas a effetto serra rispetto ai veicoli equivalenti prodotti ai nostri giorni, ossia solo cinque tonnellate di CO2e “dalla culla alla tomba”. Proprio per questa ragione, sono stati studiati molteplici abbinamenti intelligenti, credibili e fattibili. Si tratta di materiali riciclati di origine naturale o con carbon footprint ridotta, produzione al 100% con energie rinnovabili, pratica diffusa della seconda vita e della circolarità; un discorso che vale anche per molte scelte tecniche, tra cui la motorizzazione.
Una sfida green, una sfida di stile, una sfida per il domani
Emblème per la casa francese non rappresenta solamente una concept car con cui presentare nuove idee di stampo ecologico da utilizzare nel campo della mobilità e dell’automobilismo, ma un vero e proprio protagonista per il domani dell’azienda. Inoltre, si tratta pure di un cambiamento nell’approccio olistico al design dei veicoli. La carrozzeria di questo prototipo, infatti, sembra quasi estremizzare le ultime opere, se di tali è possibile parlare, e concetti che in questi ultimi due anni hanno letteralmente stravolto la gamma Renault. In questo caso, dunque, ci ritroviamo a osservare un design esterno fonde sportività, eleganza ed emozione tramite curve sensuali e linee grafiche e tecniche. Questo è frutto di una meticolosa ottimizzazione dell’aerodinamica, studiata per esaltare l’efficienza con un approccio più sostenibile, ma senza compromettere l’estetica.
Un occhio più attento si sarà sicuramente accorto che questa vettura è priva è priva di retrovisori che sono sostituiti da due telecamere incorporate nei passaruota, mentre i tergicristalli anteriori si nascondono sotto al cofano e le maniglie delle porte sono incassate nella carrozzeria. Inoltre, sempre sul frontale, sono presenti due alette sul cofano e due prese d’aria del paraurti che hanno il compito di canalizzare i flussi d’aria, rispettivamente verso il parabrezza e dietro le ruote; queste ultime sono dotate di cerchi pieni che convogliano l’aria su tutta la lunghezza del veicolo. Infine, il design è stato perfezionato usando la tecnologia digital twin e i sistemi di simulazione digitale all’avanguardia resi disponibili dalla scuderia BWT Alpine F1 Team (in cui è entrato anche Flavio Briatore) nell’ambito di una fruttuosa collaborazione con i team Renault e Ampere.
Comunque sia, ci troviamo di fronte a una berlina maxi che misura ben 4,80 metri di lunghezza, sfiorando così l’idea di identificarsi in una vera e propria station-wagon. Emblème si rivela così un’auto perfetta per le famiglie, e sfruttabile anche (se non soprattutto) per i viaggi più lunghi. Parlando di motorizzazione, in questo caso il motore elettrico viene accompagnato da un nuovo protagonista: l’idrogeno. Il gruppo motopropulsore di questa Renault, infatti, è formato da motore elettrico (da 218 Cv), batteria, cella a combustibile e serbatoio per l’idrogeno. Il dato più significativo, però, è sicuramente quello relativo alla autonomia del veicolo, questa pari a ben mille chilometri “in un tempo equivalente – come spiega la casa madre – a quello delle auto termiche: senza ricarica elettrica, con soli due pieni di idrogeno effettuati in meno di cinque minuti ciascuno, per un’autonomia di 350 chilometri”.